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Altare del SS. Crocifisso

Gesù alla Colonna
Altare Santissimo Crocifisso
Gesù nell'orto degli ulivi

 

Una tra le più importanti opere artistiche custodite nella Chiesa Madre di Squinzano è senz’altro il Gesù Crocifisso, un’opera in legno intagliato e dipinto (Cristo cm. 185 x 165) – (Croce cm. 290 x 180), attribuita a Genuino Vespasiano, artista nato a Gallipoli il 25 settembre 1552, collocato nell’altare del transetto. Le notizie sulla vita dello scultore sono scarse e non risulta certa la data della sua morte, avvenuta probabilmente poco dopo il I° maggio 1637, giorno in cui risulta datato il suo testamento. La sua attività artistica, della quale sono note quasi esclusivamente opere in legno, si svolse soprattutto nel Salente. Tra la fine del XVI secolo e la prima metà del successivo, il Genuino lavorò soprattutto a Lecce. Intorno all’ultimo decennio del Cinquecento, vanno datati il Crocifisso ed i rilievi del soffitto, raffiguranti l’Immacolata e la Trinità, che incorona la Vergine per la chiesa di S. Maria delle Grazie di Lecce.

All’inizio del XVII secolo, si data, con probabilità, il Crocifisso eseguito dal Genuino per la chiesa dedicata a S. Francesco della Scarpa, e attualmente in collezione privata. Alla piena maturità stilistica dell’artista appartiene il Cristo alla Colonna, datato 1618, conservato nella Chiesa del Carmine. Potrebbe appartenere al Genuino anche il Crocifisso della chiesa di S. Irene di Lecce.

Numerose sono le opere attribuite all’artista gallipolino conservate nelle chiese del Salente. Tra le più importanti, oltre a quelle già citate, ricordiamo La Pietà della Cattedrale di Ugento, il gruppo raffigurante la Passione di Cristo (Cristo coronato di spine, Cristo alla colonna, Cristo crocifisso) nella chiesa parrocchiale di Gagliano del Capo, i Crocifissi dell’arcipretale di Tricase e di Campi Salentina. L’opera forse più importante e anche più conosciuta del Genuino è il “Malladrone”, una statua lignea, raffigurante un uomo che non si pentì dei suoi misfatti davanti a Gesù Cristo, ormai famosa in tutto il mondo, divenuta una delle meraviglie di Gallipoli.

La statua fu ammirata dal poeta Gabriele D’Annunzio, che approdato nel porto di Gallipoli, il 28 luglio 1895, si recò nella chiesa di San Francesco D’Assisi, dove tuttora è custodita l’opera. Egli così scrisse sul suo diario:

«Scendiamo a terra per fare qualche spesa. Alcuni gallipolini ci offrono di mostrarci il “mal ladrone”. Sembra che questo crocifisso sia il personaggio più importante della città… Il guardiano ci porta nella chiesa, entriamo, accende una candela in cima a una canna e ci conduce in una cappella oscura. Sollevando il moccolo illumina una figura di legno dipinto inchiodata ad un’alta croce. Il fantoccio ha una strana espressione di vita atroce, nell’ombra…»

Il Cristo rappresentato dal Genuino, custodito nella nostra chiesa madre, così come ci indica Pietro Salvatore Polito nel suo “Squinzano, il catalogo dei beni culturali. Dipinti e Sculture”, è colto nel momento del trapasso, reca evidenti le tracce del martirio subito. Il capo reclinato fa risaltare la fitta corona di spine che gli cinge la testa, procurandogli profonde ferite dalle quali sgorga copiosamente il sangue; come dal taglio infertogli sul costato e dalla vistosa abrasione alla spalla sinistra, causatogli dal peso della pesante croce trasportata. Sul resto del corpo, ben modellato per la resa generale delle masse muscolari, altrettanto evidenti le altre piaghe: dalle ginocchia abrase, ai polsi incisi dalla stretta delle corde, ai piedi e alle mani trafitti dai grossi chiodi. Un semplice panno bianco, sorretto da una corda, copre parte del corpo di Gesù.

Nel verbale della Santa Visita, stilato da mons. Luigi Pappacoda, nel 1642, il Crocifisso è cosi descritto: “Crocefissus est ligneo decenter elaborato”. La data della realizzazione, secondo gli studiosi, risalirebbe al 1610, nel pieno della maturità artistica dell’autore.

C’è da ricordare che l’opera apparteneva all’antica Cappella della Visitazione, conosciuta, oggi, come chiesa del Crocifisso. Alcune fonti indicano il periodo della traslazione, nell’attuale Matrice, intorno al 1930.

Nelle due pareti laterali dell’altare di Gesù Crocifisso, dove, secondo alcuni documenti, erano collocate le statue della Vergine Addolorata e di San Giovanni Evangelista, attualmente sono collocati due dipinti di egual misura (olio su tela cm. 128 X 60), attribuiti ad autore ignoto del Seicento.

A sinistra, troviamo “l’Ecce Homo” che raffigura Cristo col volto emaciato e il corpo flagellato, coperto dal solo perizoma; ha i polsi legati da una fune e si appoggia stancamente ad una grande giara.

A destra, è collocato il dipinto di Gesù Salvatore: il Salvatore è raffigurato seduto e vestito con una tunica rossa e un ampio mantello blu. Alle sue spalle, in un ambiente appena rischiarato da un fascio di luce, un angelo, dalle grandi ali spiegate, gli appoggia, come in segno di conforto, la mano sinistra sulla spalla e con la destra regge un calice dorato.

[ Credits ]

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